Recensione: Un altro giorno ancora, di Bianca Marconero

Titolo: Un altro giorno ancora
Autore:
Bianca Marconero
Editore: Newton Compton
Pagine: 381
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 6,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Ci sono libri e storie che leggiamo in base al mood del periodo, alle nostre preferenze, all’attrazione che esercitano sulla nostra anima; e ci sono libri che a prescindere da tutto, entrano nella nostra vita e ci stringono il cuore in una morsa. E proprio durante questa primavera è uscito il nuovo romanzo di Bianca Marconero, un’autrice italiana capace di raccontare storie di ordinaria e quotidiana follia condite con un pizzico di magia, nobiltà d’animo e valori spesso non

facili da trovare oggi. 

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Così mentre i protagonisti si ritrovavano a sperare in un altro giorno ancora, io, vista la bellezza di questa storia, in una muta preghiera mi ritrovavo a chiedere un altro capitolo ancora, un’altra pagina che mi raccontasse di quelle anime combattenti, persistenti e tenaci. Tutto ha inizio dal sogno, forse spezzato o forse salvato, di una ragazza nata e cresciuta in mezzo ai cavalli; una ragazza a cui la vita non ha mai fatto regali e da cui ha sempre preteso più del dovuto. Una giovane vita costretta a dire addio ai genitori troppo presto, e a richiudersi in un mondo fatto di muri, diffidenza e legami labili. Elisa vive giorno per giorno, non si preoccupa troppo del domani, non fa progetti a lunga scadenza, né tanto meno pensa di chiudersi in una relazione seria. Le bastano i cavalli, il maneggio in cui lavora, e i suoi quattro fratelli per essere serena e sopravvivere ai ricordi e alle cicatrici della vita. Così quando il suo sogno di acquistare Sparkle, un cavallo da lei addestrato, viene infranto da Andrea Serpieri, non può che dare inizio ad una serie di eventi concatenati che smentiranno tutta la sua filosofia di vita. Elisa, Andrea lo ha sempre snobbato e collocato nella categoria delle persone ricche e talmente perfette da far schifo, tanto da evitare qualsiasi interazione o contatto con lo stesso; e il ragazzo dal canto suo, non ha mai fatto nulla per smentirla o dimostrarsi un normale essere umano con difetti. E ora che Andrea le ha rubato Sparkle non può che finire nella categoria dei dannati eterni del personale girone infernale di Elisa, che non fa che maledirlo e allontanarlo nonostante i tentativi di Serpieri di intavolare una conversazione decente. Ma complice un tradimento fortuito, una gita a Montalcino, una bottiglia di Biondi Santi del 2006, e un accordo allettante e riccioli biondi altamente persuasivi, i due protagonisti cominciano una “fase di avviamento” che li porterà a conoscersi, apprezzarsi, aprirsi, accettarsi...

Le particolarità di questo romanzo sono molteplici: dalla suddivisione del libro in quattro parti che richiamano le fasi più importanti nell’equitazione; allo stile accattivante e accurato tipico dell’autrice; al linguaggio diretto; al world building fatto di maneggi, città medievali del centro Italia, vigneti e borghi caratteristici; all’equitazione, un argomento che più che tecnico, oserei definire un sogno o una vocazione. E proprio a proposito di questo, l’autrice, pur introducendone il tema, probabilmente sconosciuto ai più, non appesantisce il romanzo o ne preclude la lettura, al contrario, lo arricchisce, lo esalta e invoglia in un modo esemplare il lettore a saperne di più, a voler entrare in quel mondo fatto di cavalli, salti, gare, unione e connessione. 


Personalmente invece, ciò che ho amato in assoluto sono stati i personaggi sia principali che secondari. Delle persone non statiche, né in posa plastica, né fittizie o piatte; al contrario, delle figure a tutto tondo pregevoli e difettose, spezzate e risanate, fragili e fiere. Potrei passare le ore a parlarvi di Andrea Serpieri, un ragazzo gentile, un animo nobile, un cavaliere d’altri tempi che non sfigurerebbe accanto ai personaggi dei poemi cavallereschi. Un uomo fatto e finito, capace di amare e donarsi; preoccuparsi per il prossimo e i sentimenti altrui; desideroso di essere amato e accettato non come erede di una grande famiglia ricca, ma come il ragazzo con passioni e sentimenti nascosto dietro la maschera di invulnerabilità e perfezione. Il nostro protagonista non è il classico bad boy, anzi di bad non ha proprio nulla, né è un principe stucchevole senza difetti; è piuttosto un personaggio senza categoria, un Andrea Serpieri che, prendendo in prestito le conoscenze enologiche di sua sorella Bianca, oserei definire un vino armonico dal retrogusto speziato. Non da meno è la sua controparte femminile, Elisa, molto simile ad un vino abboccato, con caratteristiche sfuggenti e quasi indistinte. Una ragazza che ha fatto del suo corpo una tela su cui esprimere il suo dolore, i suoi pensieri, i suoi affetti e i suoi sogni; una figura che indossa perennemente un’armatura contro il mondo e le sue possibili afflizioni. A dispetto delle apparenze, non è una ragazza indifferente o menefreghista, al contrario, essendo sensibile e generosa cerca di proteggersi da ulteriori sofferenze indossando una maschera distaccata e impassibile difronte all’amore vero. Per quanto riguarda invece i personaggi secondari, non potrete non amare Bianca Serpieri, una giovane donna gentile e dal passato sofferto; e i fratelli Hoffman, un quartetto esplosivo e brioso.

Questo romanzo non ci racconta qualcosa di semplice o d’intrattenimento: è una storia che ci insegna ad amare senza remore, ad esternare i nostri sentimenti a dispetto di ciò che ne potrebbe derivare; a scavalcare qualsiasi muro; ad accettare l’intero bagaglio emotivo della persona che senza avviso piomba nella nostra vita; ad andare oltre le apparenze e le finzioni; a sognare; a perseguire gli obiettivi con tenacia; a sperare.

In conclusione è un libro che ho adorato e amato e che consiglio a tutti, senza distinzione di genere.
 

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