Recensione: I figli dell'Eden, di Joey Graceffa

Titolo: I figli dell'Eden
Autore: Joey Graceffa
Editore: Fanucci
Pagine: 360
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 14,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Avete mai immaginato di vivere in un futuro lontano e diverso? Un tempo in cui la Terra che conosciamo oggi, il suo stile di vita e le forme viventi potrebbero essere mutate, artificiali e rigidamente controllate? Joey Graceffa sì, e grazie alla sua immaginazione ha dato vita ad un romanzo distopico davvero interessante. Tutto è ambientato in un futuro indefinito dove il nostro pianeta, dopo essere stato distrutto dalla nostra negligenza, vive

un’esistenza ferrea e completamente antropica.

Gli abitanti hanno denominato la distruzione degli antenati Ecocrollo, e Aaron Al- Baz è ritenuto da tutti una sorta di salvatore per essere riuscito, prima della catastrofe, a salvare parte della cultura umana grazie alla sua creazione, l’Ecopanopticon, un’intelligenza artificiale in grado di curare il pianeta. Come se non bastasse, tra le tante restrizioni che animano ora la nuova Terra, vi è anche quella legata al controllo della popolazione che prevede la nascita di un solo figlio per ogni famiglia. Ma a Eden, una delle città artificiali del pianeta, esiste una rarità sconosciuta a tutti: Rowan, una secondogenita, nata qualche secondo dopo suo fratello gemello, ma pur sempre una persona non ammessa dalla nuova legge mondiale. Da sedici anni vive isolata dal mondo, rinchiusa in quattro mura di cemento che non sente sue. Non può uscire, non può farsi notare, non può nemmeno avere delle cose materiali e deve costantemente nascondersi nei diversi nascondigli di casa sua.

La sua esistenza è solitaria, marginale e ogni giorno non fa che sognare una vita normale, anonima, schedata e caratterizzata dal chip negli occhi, un elemento tipico di ogni singolo abitante della sua cittadina. Così in preda alla disperazione e al desiderio forte di voler conoscere il mondo, una notte fugge di casa concedendosi scoperte fantastiche ed esplorazioni; assaporando ogni singolo angolo, luogo, profumo e suono diversi da quelli familiari. Ma la sua breve gita fuori porta è destinata a trasformarsi in qualcosa di meno idilliaco e fiabesco: viene scoperta, braccata e bollata come ricercata; e la sua stessa esistenza potrebbe minare le solide basi su cui si fonda Eden.


Jovana Rikalo
Lo stile è semplice e il linguaggio diretto e scorrevole, due elementi che permettono al lettore di assimilare facilmente le minuziose descrizioni che l’autore ci dà sia degli scenari che fanno da sfondo alle vicende, sia dei personaggi. L'intero romanzo è costruito intorno alla protagonista principale Rowan: un’umana che, per essere libera, desidera ardentemente di essere trasformata in un clone e sottostare alle regole inappropriate della città; inizialmente è una ragazza intrepida e sognatrice, desiderosa di esplorare e vivere un’esistenza stereotipata pur di liberarsi dalla sua prigione; poi con il passare del tempo, e la conoscenza di una nuova realtà e di altre persone come lei, si trasforma in una giovane donna matura, accorta, coraggiosa e rivoluzionaria. Non mancano i personaggi secondari che accompagneranno la protagonista nella sua fuga e diventeranno dei veri e propri punti di riferimento: dall’ingegnoso Lachlan, un uomo dalle capacità elevate; alla diffidente e combattiva Lark. Infine, non vanno dimenticate le tematiche che impregnano le pagine del romanzo e si trasformano in veri e propri moniti: la Terra che non va maltrattata, sfruttata e uccisa; la tirannia concentrata nelle mani del singolo; il potere sovrano affidato alle menti subdole: l’anonimato umano; il controllo mondiale della popolazione attraverso leggi austere; e tanti altri.

In conclusione è un romanzo davvero accattivante che richiama a tratti la distopia di Kass Morgan e James Dashner. Consigliato!

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