Recensione: Il trono di sangue, di Conn Iggulden

Titolo: Il trono di sangue
Autore: Conn Iggulden
Editore: Piemme
Pagine: 533
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo copertina: 19,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Conn Iggulden, pluripremiato autore britannico, ritorna in Italia con un nuovo e accattivante romanzo dedicato a due delle figure più importanti dell’oscuro e sanguinoso Medioevo inglese: sto parlando del giovane prete Dunstan di Glastonbury, passato alla storia come Dunstano di Canterbury; e del re Æthelstan, nipote di Alfred il Grande. Le vicende si aprono nel 937, quando il nuovo sovrano è alla prese con un grande obbiettivo: conquistare le terre settentrionali e unificare un’Inghilterra che per secoli è stata suddivisa in diverse regioni governate da sovrani
sanguinosi e tirannici e vessata dalle continue scorrerie vichinghe. 

A credere fermamente nell’impresa del sovrano vi è il giovane religioso Dustan, un uomo nato e cresciuto in un piccolo villaggio del Wessex, giunto poi alla corte inglese. Qui, grazie alle sue ambizioni, alla sua diplomazia, alle capacità tattiche e alle conoscenze politico-militari, riuscirà a guadagnarsi l’amicizia e i favori del re Æthelstan, a combattere i nemici con l’astuzia, a scardinare i pregiudizi e le accuse di stregoneria, ed infine a guidare l’Inghilterra verso la tanto agognata unificazione. E proprio quest’ultima azione, coinvolgerà Dunstan e lo stesso sovrano in una serie di affronti brutali per la conquista di un trono sanguinoso.

Lo stile dell’autore è elegante e caratterizza un linguaggio forbito e ricco di intercalari latini e nomi tipici dell’inglese arcaico. Lo scritto, grazie all’accuratezza storica di fatti, vicende, guerre e personaggi realmente esistiti, potrebbe essere definito una vera e propria cronaca dell’epoca; idea rafforzata dal fatto che lo scrittore sottolinea in una nota la complessità dei suoi studi in materia. Egli prende come riferimento la Cronaca anglosassone da cui estrapola tutto il materiale necessario alla stesura del suo manoscritto, ma essendo la traduzione complicata e lo scritto troppo deteriorato in alcuni punti, le mancanze sono state sopperite da invenzioni dell’autore stesso. Personalmente, oltre alla veridicità che permea l’intero romanzo, sono rimasta affascinata dalla maestria dell’autore nel descrivere perfettamente le ambientazioni e gli scenari di una Inghilterra arcaica, maestosa, intransigente e inflessibile, caratterizzata da rigore, fede estrema, diffidenza culturale e pregiudizi. 

Inoltre, dei due personaggi l’autore ci descrive l’infanzia, il rapporto familiare, il percorso di crescita, le difficoltà che si ritrovano ad affrontare sul proprio cammino già ad una giovane età, la speranza in una patria diversa (potente e indipendente); e ciò permette al lettore di familiarizzare con essi ed entrare appieno nella storia.

In conclusione è un romanzo storico con i fiocchi che consiglio a tutti gli appassionati del genere e a chi, delle guerre anglo-norrene, ha voglia di conoscere anche il punto di vista britannico.

L'AUTORE
Conn Iggulden è il più grande autore inglese di romanzi storici, nato a Londra nel 1971. Ha esordito con la fortunatissima serie dedicata alle imprese di Giulio Cesare (Le porte di Roma, Il soldato di Roma, Cesare padrone di Roma, La caduta dell'aquila), seguita dall'altrettanto amata saga di Gengis Khan (Il figlio della steppa, Il volo dell'aquila, Il popolo d'argento, La città bianca e Il signore delle pianure), entrambe pubblicate in Italia da Piemme. Ha avuto un enorme successo con l'ultima serie, dedicata alla Guerra delle due Rose: Trinity, Bloodline, Stormbird e La battaglia di Ravenspur. 

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