Recensione: LA SOLITUDINE DELL'ASSASSINO di Andrea Molesini

Titolo: La solitudine dell'assassino
Autore: Andrea Molesini

Editore: Rizzoli
Pagine: 368
Anno di pubblicazione: 2016

Prezzo copertina: 19,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Ho vissuto da uomo libero, e la libertà mi ha devastato.” Con queste parole si apre la lunga sessione di incontri che vedono protagonisti due personaggi agli antipodi: Carlo Malaguti, un ottantenne prossimo alla scarcerazione, e Luca Rainer, traduttore apprezzatissimo. Il primo si trova da più di vent’anni nel carcere di Trieste a causa di un omicidio di cui per anni si è rifiutato di parlare e difendersi persino in tribunale, chiudendosi in se stesso e seppellendo ricordi,
emozioni e verità dietro le sbarre.

L’unica fuga della sua anima per tanti anni sono stati i libri, tra cui i lavori di Rainer. Quest’ultimo, invece, si presenta come un quarantenne disilluso dalla vita, il cui unico parente in vita è Diana, la sorella; entrambi orfani, l’unico ricordo che permane ancora dei genitori è una barca a vela. La vita del detenuto e del traduttore in carriera, si intrecciano quando Tullia Basile -la direttrice del carcere soprannominata la “Vecchia Blu” per via dei suoi capelli bianchi e del tailleur blu- chiede al traduttore di intervistare Malaguti, che ha promesso di raccontare a lui tutto sull’omicidio commesso vent’anni prima. Tra i due comincia un rapporto dapprima difficoltoso e diffidente, poi basato su una stima reciproca e sui racconti di vita vissuta che entrambi i personaggi si scambiano.

La storia di Carlo Malaguti affonda le radici nei terribili anni del secondo conflitto mondiale, quando, suo malgrado, si rende protagonista del tradimento e delle morte della ragazza ebrea di cui era innamorato, che decide di togliersi la vita pur di non finire nelle mani dei tedeschi. Un ricordo che perseguiterà Carlo per tutta la vita, fino al suo stesso suicidio in carcere. Ma cosa c'entra questo evento con l'omicidio? E perché Carlo ha sempre rifiutato di difendersi? Saranno alcune lettere, consegnate dopo la morte allo stesso Rainer, a far luce sull'intricata vicenda...

Con un linguaggio a tratti veloce, a tratti colloquiale, Andrea Molesini narra al lettore i sentimenti oppressivi, asfissianti ed ossessivi di cui il detenuto si ritrova ad essere schiavo per tutti gli anni dell’incarcerazione. Attraverso i racconti della giovinezza, l’autore da un lato dona al lettore i primi indizi per risolvere il mistero dell’omicidio (che sarà svelato soltanto alla fine nelle lettere); dall’altro fa affiorare la solitudine e il silenzio assordante che l’ottantenne prova per tanti anni. Non mancano tematiche portanti come l’agognata libertà, l’adattarsi ad un mondo che corre veloce, i ricordi che a volte si rivelano degli assassini psicologici, il bisogno di sfogarsi e dare un senso alle cose. Personalmente, ho apprezzato questo romanzo per il semplice fatto che tutto si fonda sui ricordi e sui meccanismi della psiche umana. Poche sono le descrizioni degli scenari e delle ambientazioni, ma quelle minuziose e articolate dei ricordi di entrambi i protagonisti, spingono il lettore a sperare in un lieto fine. Un thriller psicologico che mi sento di consigliare a ogni lettore, e non soltanto agli appassionati del genere.

L'AUTORE
Andrea Molesini insegna Letterature comparate all’Università di Padova. Ha scritto dei fortunati libri per ragazzi e ha ricevuto il Premio Andersen alla carriera. Ha anche curato e tradotto opere di grandi autori americani. Il suo romanzo Non tutti i bastardi sono di Vienna (Sellerio 2010) è stato tradotto in una decina di lingue e ha vinto il Premio Campiello. Nel catalogo Bur ragazzi si trovano anche Quando ai veneziani crebbe la coda e Aznif e la strega maldestra.

PUOI ACQUISTARE IL LIBRO QUI

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...