Recensione: SE TU FOSSI QUI di Davide Rondoni

Titolo: Se tu fossi qui
Autore: Davide Rondoni
Editore: San Paolo
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 14,00 €


Recensione a cura di Eleonora Cocola

Best ha undici anni, è orfano di madre e vive con suo zio in una cittadina americana ai margini di una palude. Suo padre è il guardiano del faro che si erge sul mare, e Best non lo vede da tanti, troppi anni: ogni volta che guarda il faro il ragazzo pensa a quanto gli manca il genitore, a quanto lo vorrebbe vicino. Ha pochi amici Best, e a scuola viene preso di mira da dei compagni che gli tirano un brutto scherzo, procurandogli una sospensione ingiusta.

Allora lo zio, che nonostante l’apparenza burbera si preoccupa per il nipote, decide di metterlo in contatto con la figura paterna, seppure indirettamente: glielo fa conoscere attraverso i ricordi e i racconti di una serie di persone che hanno avuto a che fare con lui in passato: un assassino appena uscito di prigione, uno scultore che vede le figure nella pietra ancora prima di scolpirla, una donna che lo aveva amato, un marinaio a cui ha salvato la vita, il sindaco della cittadina. Ma a Best non basta, suo padre vuole incontrarlo di persona, e per farlo è disposto a intraprendere un viaggio scomodo, pericoloso, con il fastidio delle zanzare e il pericolo degli alligatori, coi piedi che affondano nel fango della palude.

È un libro sorprendente Se tu fossi qui: sospeso in un’atmosfera surreale, scritto con un linguaggio tra il quotidiano e l’evocativo (espressioni brevi e prosa asciutta infarcita di similitudini e poesia); i personaggi e i paesaggi sono tratteggiati in una maniera che sembra di vederseli davanti, dipinti più che descritti. La storia ha luogo in una cittadina paludosa non chiaramente identificabile, in un periodo imprecisato; un luogo che può apparire brutto alla maggior parte delle persone, che hanno «i topi morti al posto degli occhi», ma chi ha gli occhi vivi è in grado di cogliere la bellezza del cielo terso sopra la palude e della luce del faro che brilla nella notte. Lo zio di Best è un «vecchio dromedario» (basta questa similitudine per dare il via all’immaginazione); il sorriso di Rosa, la ragazzina di cui Best è innamorato, è come «le nuvole pazze di primavera».

Niente è scontato, non ci sono buoni o cattivi, ma solo una galleria di personaggi unici nel loro genere e difficili da categorizzare: come Rosa, indisponente e introversa ma coraggiosa, che prima partecipa accusa ingiustamente Best per farlo espellere, ma poi decide di affrontare con lui l’avventura nella palude. O lo zio Tomlinson, che sembra un vecchio sempliciotto e rude ma è capace di sentimenti molto profondi e di perle di saggezza inaspettate («Ehi, Best, hai capito? Solo donne che stupiscono!» raccomanda al nipote). Il bello di questo libro, pensato per i ragazzi ma adattissimo anche agli adulti, è che con questo stile unico riesce a dare una veste inedita a una tematica tutt’altro che nuova: l’importanza di essere capaci di sorprendersi, di vedere la bellezza nascosta che ci circonda, di avere «il cuore che fiorisce sempre».

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