Recensione: IL GENIO DELL'ABBANDONO di Wanda Marasco

Titolo: Il genio dell'abbandono
Autore:
Wanda Marasco
Editore: Neri Pozza
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 17,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Il genio dell’abbandono è una biografia di Vincenzo Gemito scritta da Wanda Marasco, che ci narra la vita di uno dei maestri più importanti del panorama artistico del XIX e XX secolo. Vincenzo Gemito è uno scultore italiano abbandonato ancora in fasce davanti ad un orfanotrofio di Napoli. Da quel momento la sua vita oscilla tra fugaci attimi di gioia e prolungati momenti di follia e visioni. Personaggio strambo e geniale, vive una vita costellata da fratture interiori e barriere emotive.

Trascorre l’adolescenza accanto all’amico (poi divenuto nemico) Antonio Mancini e si forma nelle migliori botteghe degli artisti napoletani, come Emanuele Caggiano e Stanislao Lista. Vive di stenti e si innamora della modella Mathilde Duffaud, che sposa successivamente prima di trasferirsi a Parigi. Qui, studia l’arte, respira la pittura degli impressionisti e vive la scultura di Rodin. La scrittrice prosegue raccontando del ritorno dello scultore in patria, dove viene pervaso da una nuova assurda visione: riportare in auge l’arte mediterranea partendo da Castel Sant’Angelo. Non mancano cenni riguardo la sua vita privata e al suo rapporto conflittuale con la figlia “Peppinella”, né l’autrice risparmia al lettore i dettagli del soggiorno dello stesso in un manicomio. Giorni difficili, caratterizzati dall’insana assurdità di rincorrere ideali utopici da rappresentare nella pittura o nella scultura. Il rapporto con la famiglia adottiva, la sua umile condizione, la turbolenta adolescenza, l’influenza artistica delle botteghe, gli amori, la sua concezione erotica, la sofferenza, le difficoltà, i patimenti, i sogni, tutto sfocia nella sua arte e nelle sue rappresentazioni. Il fine ultimo di ogni sua opera però è la liberta. Lo svincolo dalle barriere artistiche, da una vita di costrizioni, imposizioni sociali e mentali.

A fare da sfondo a questa vita di alti e bassi vi è Napoli. Una città fratturata in due: da un lato la plebe, i quartieri poveri, bambini sporchi di fumo, adulti che vivono di miseria, angusti angoli sporchi, cenci, e volti lerci; dall’altro i salotti, gente benestante, ricevimenti e alta borghesia. Il linguaggio è acuto e ricercato, e il più delle volte presenta interi dialoghi in napoletano, volti a volerne rafforzare il significato, che tuttavia possono risultare piuttosto ostici per il lettore.

Un libro dinamico e drammatico allo stesso tempo. Consigliato.  

L'AUTRICE
Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Diplomata in Regia e Recitazione all’Accademia d’arte drammatica «Silvio D’Amico» di Roma, è autrice di romanzi e di raccolte poetiche. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L'arciere d'infanzia (Manni editore, 2003), prefato da Giovanni Raboni, e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto 1997). Ha lavorato in teatro come regista e autrice; in questo doppio ruolo ha messo in scena l'Asino d'oro di Apuleio e, con Quei fantasmi del presepe, una rivisitazione del teatro di Eduardo, oltre al poemetto Tre donne di Sylvia Plath e a Tutti quelli che cadono e Giorni felici di Samuel Beckett. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell'abbandono è stato finalista alla prima edizione del Premio letterario Neri Pozza.Wanda Marasco è una dei 12 finalisti del Premio Strega 2015. 

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