Karoo; La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile: novità Adelphi in libreria da aprile

Titolo: Karoo
Autore: Steve Tesich
Editore: Adelphi
Pagine: 459
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 20,00 €


Saul Karoo è lo script doctor più pagato di Hollywood, e se si tratta di espungere da un copione le scene più melense o improbabili non c'è nessuno come lui – che quel tipo di situazioni sembra conoscerle piuttosto bene, sul piano personale. Ma adesso deve risolvere alcuni problemi. Primo, cinquant'anni di vita malsana hanno accentuato, dice il medico, la sua naturale inclinazione a contrarsi in verticale ed e­spandersi in orizzontale. Secondo, la delirante separazione da sua moglie è una storia d'amore al contrario, molto divertente per noi, ma molto tormentosa per lui. Terzo, il suo signore e padrone, l'onnipoten­te produttore Jay Cromwell, gli ha chiesto di massacrare l'ultimo capolavoro di un vecchio regista di genio, Arthur Houseman, che Cromwell considera veleno al botteghino.
Eppure, quando in sala proiezione scopre che a risplendere in una delle scene tagliate è la madre di Billy, suo figlio adottivo, Karoo intui­sce che da quegli scarti di pellicola può nascere qualcosa di molto, molto sorprendente. Così come con gli scarti delle pellicole che abbiamo più amato sembra costruito questo grande e imprevedibile romanzo, fatto di una materia grassa, speziata e molto poco kosher che ci procura in parti uguali riso, lacrime e notti insonni, e che per comodità continuiamo a chiamare cinema.

Titolo: La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile
Autore: Luciano Mecacci
Editore: Adelphi
Pagine: 520
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 25,00 €


Sono «cose che forse ancora non si possono dire». Il corsivo è nostro, ma è inevitabile, dal momento che questa affermazione di Cesare Luporini, una delle teste pensanti del pci nel secondo dopoguerra, risale a un'intervista radiofonica sull'affaire Gentile rilasciata nel 1989, a quasi cinquan­t'anni di distanza dai fatti. Bene, chi vive in Italia è abituato a delitti politici preparati, eseguiti e poi coperti in un'atmosfera acquitrinosa, dove nessuno per certo è innocente, ma un colpevole sicuro non esiste. Eppure, l'assassinio di Giovanni Gentile in quel freddo aprile del 1944 rimane un cold case diverso da tutti gli altri – che la straordinaria indagine di Luciano Mecacci, condotta anche su importanti documenti inediti, riapre in modo clamoroso. Tutto, in questa ricostruzione, è perturbante. I moventi, molto meno limpidi – o molto più umani, troppo umani – di quanto fin qui si è tentato di far credere. La scena del delitto, cioè la Firenze cupa e claustrofobica occupata dai tedeschi. E naturalmente gli attori. Qualcuno ha discusso, deciso, agito: ma come, fino a che punto, perché? Le figure che appaiono sul palcoscenico sono numerose, e molto diverse fra loro. Oscuri gappisti. Feroci poliziotti. In­formatori. Doppiogiochisti. E al centro di tutto, il meglio dell'intellighen­zia italiana di allora: Luporini, certo, ma anche Eugenio Garin, Antonio Banfi, Mario Manlio Rossi, Guido Calogero, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Concetto Marchesi. E, ai margini del quadro, personaggi come Bernard Berenson e Igor Markevitch. O altri ancora che negli anni avremmo imparato a conoscere meglio, come Licio Gelli. Tutti insieme hanno un qualche ruolo in una storia che continuiamo a leggere con sgomento, e che – Luporini aveva ragione – non è finita. Anche se in questo libro molti suoi passaggi, fino a oggi oscuri o camuffati, appaiono in una luce livida e definitiva. 

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