Recensioni: Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013); Ender's Game (2013) Sole a catinelle (2013); Runner runner (2013)

Il capitano Richard Phillips (Tom Hanks) è chiamato a guidare la nave USA Maersk Alabama, che trasporta principalmente aiuti umanitari. In acque extraterritoriali, la nave viene attaccata da alcuni pirati somali. Se il primo attacco finisce con un nulla di fatto, nel secondo i pirati riescono a salire a bordo. Guidati dal giovane Muse (Barkhad Abdi), i quattro pirati dopo alcune difficoltà sono costretti a lasciare la nave, ma decidono di portare con loro il capitano per ottenere un riscatto. Braccati dai Navy Seals e dalla Marina americana, i somali proveranno a raggiungere la costa. Ci riusciranno? Questo dovete scoprirlo da soli.

Captain Phillips - Attacco in mare aperto racconta la storia vera del dirottamento della nave mercantile statunitense MV Maersk Alabama, avvenuto nell'aprile 2009 per mano di quattro pirati somali, e la cattura in ostaggio del capitano Richard Phillips.

Il film nasce come adattamento cinematografico del libro "Il dovere di un capitano" scritto dallo stesso Phillips in collaborazione con Stephan Talty. Per la versione cinematografica, il regista britannico Paul Greengrass sceglie la strada della semplicità, con una narrazione lineare, una costruzione scenica essenziale e dialoghi all'insegna della semplcitià, ottenendo un realismo scenico incredibile e una tensione continua, crescente, che raggiunge il suo apice in un epilogo al cardiopalma. Tuttavia, a parte l'ottima regia di Greengrass, il punto di forza del film è rappresentato dall'ennesima straordinaria prova attoriale di Tom Hanks, che con la sua grande intensità riesce a trasmettere emozioni come pochi altri. Anche se non va sottovalutata l'ottima prova del giovane Barkhad Abdi, nei panni del capo dei pirati somali. Un film che non si esaurisce come semplice biografia di un rapimento, ma porta a riflettere sul difficile rapporto tra la realtà occidentale e quella africana. Un film drammatico, intenso, commovente, che consiglio a tutti considerandolo tra i migliori del 2013.

In un futuro prossimo, la Terra è stata attaccata da una razza aliena e milioni di persone hanno perso la vita. Solo l'intervento dell'eroico comandante della Flotta Internazione, Mazer Rackham (Ben Kingsley), ha salvato la razza umana dall'estinzione totale. Nell'attesa di un nuovo attacco, al Colonnello Graff (Harrison Ford) è affidato il compito di reclutare i migliori ragazzi del pianeta per designare il prossimo Mazer. Tra di essi, Ender Wiggin (Asa Butterfield), viene notato per la sua intelligenza e le sue capacità strategiche, e spedito alla Scuola di Guerra. Qui il ragazzo, separato dalla propria famiglia ed isolato da tuti, sarà costretto a sfruttare tutto il suo potenziale per riuscire a diventare un vero leader. Ci riuscirà? E soprattutto sarà in grado di salvare il mondo? Questo dovete scoprirlo da soli!

Ender's Game è tratto dal romanzo di fantascienza "Il gioco di Ender" di Orson Scott Card, che personalmente non ho letto. Tra i punti di forza del film c'è sicuramente un notevole impatto visivo, garantito da una computer grafica curata ed effetti speciali di livello. Tuttavia al di là di un buon impatto visivo, il nuovo film di Gavin Hood si rivela una delusione. Infatti ad esclusione di un epilogo imprevedibile, i primi ottanta-novanta minuti del film risultano piuttosto piatti e noiosi. Tutto gira intorno al concetto di leadership e in questo lunghissima prima parte si assiste ad un ripetitivo addestramento del protagonista, Ender, che deve superare tante prove per essere considerato il migliore e guadagnarsi il rispetto e la stima degli altri ragazzi; una prima parte in cui succede poco e niente, se non quello che tutti si aspettano! E solo nel finale che il film prende quota e diventa interessante, proponendo un'acuta riflessione sul rapporto tra prede e predatori, vittime e carnefici, in cui trovano sfogo tutti i dubbi interiori del protagonista. Troppo poco a dir la verità per promuovere un film che poteva essere tranquillamente più incisivo. E anche la recitazione dei protagonisti non mi ha convinto fino in fondo, compreso lo stesso Asa Butterfield, che nelle scene più drammatiche non riesce ad essere particolarmente convincente.

Checco (Checco Zalone) vive a Nord e lavora come venditore di aspirapolveri. Tuttavia sul lavoro, dopo una fase positiva, inizia ad avere difficoltà e contestualmente la fabbrica dove lavora sua moglie rischia la chiusura. Le difficoltà finanziarie compromettono il rapporto con la moglie Daniela (Miriam Dalmazio), ma non quello con il figlio Nicolò, al quale il padre promette una vacanza in caso di pagella perfetta. E quando il bambino puntualmente prende tutti dieci, Checco è costretto a mantenere la promessa, portando Nicolò da una vecchia zia in Molise, dove conta di vendere anche qualche aspirapolvere. Ma viste le difficoltà a raggiungere entrambi gli scopi, padre e figlio decidono di partire per la Toscana dove per caso incontreranno un bambino, affetto da mutismo selettivo, e la ricca madre Zoe (Aurore Erguy), che visti i progressi improvvisi del figlio decide di invitare Checco a trascorrere le vacanze insieme. Così mentre Daniela è impegnata nella lotta sindacale per la salvaguardia del posto di lavoro, Checco inizia a frequentare l'alta società, entrando in contatto con opportunisti e truffatori...

Non c'è due senza tre! Checco Zalone al suo terzo film non sbaglia e regala agli spettatori un'ora e mezza di risate assicurate. Il comico barese infatti anche questa volta riesce ad esprimere il meglio di sé, mescolando insieme il politicamente scorretto, i difetti dell'italiano medio e quell'esasperata meridionalità che rappresenta il suo marchio di fabbrica. Ma Sole a catinelle, come i suoi precedenti film e forse ancora di più, non rappresenta solo un insieme di gag particolarmente riuscita, ma una storia che prende spunto dall'attuale situazione socio-economica italiana e gioca con essa, ponendo in risalto alcune assurdità del nostro tempo. Il tutto senza mai perdere di mira l'obiettivo finale, ovvero trasmettere un pensiero positivo che trova nell'espressione "sole a catinelle" tutta la sua forza e vitalità. Un film dunque che diverte e fa pensare. Da non perdere per tutti i fans di Zalone e non solo.

Richie (Justin Timberlake) è un brillante studente universatario che tuttavia non avendo i soldi necessari a pagare l'università è costretto a collaborare con alcune società di gioco d'azzardo online. Dopo essere stato richiamato dal Rettore, Richie decide di giocarsi tutti i risparmi in una partita di poker online. Ma dopo aver perso tutto, convinto di essere stato imbrogliato, Richie parte per il Costa Rica per regolare i conti con il magnate del gioco d'azzardo Ivan Block (Ben Affleck). Block tuttavia non solo decide di restituirgli i soldi ma gli propone anche un lavoro particolarmente remunerativo, che il ragazzo non può rifiutare. Quando però braccato dall'FBI si accorge che Block è un truffatore, Richie è costretto a giocare la partita più difficile per salvarsi la vita e guadagnarsi nuovamente la libertà...

Runner Runner propone una trama poco originale che tuttavia sta in piedi soprattutto grazie all'attualità di certe tematiche, come il gioco d'azzardo che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede (a partire dal poker on-line). Si tratta di un action movie veloce, che mantiene un buon ritmo dall'inizio alla fine, recitato in modo sufficiente dai tre principali protagonisti, Justin Timberlake, Ben Affleck e Gemma Arterton, nei panni della femme fatale. Un film che più che indagare i meccanismi psicologici alla base del gioco, punta a svelare il grande business che c'è dietro, spesso gestito dalla malavita. Un film consigliato agli amanti del genere o agli appassionati di giochi d'azzardo.

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