Il Paese che amo e altre novità Marsilio in libreria da ottobre

Titolo: Il Paese che amo
Autore:
Simone Sarasso
Editore: Marsilio
Pagine: 592
Anno di pubblicazione: 2013 
Prezzo copertina: 19,50 €


Ljuba Marekovna è soltanto una ragazza cresciuta nei bassifondi di Cracovia, ma è destinata a diventare la Regina della tv privata, una spia senza cuore al soldo del partito comunista e molto altro ancora. Tito Cobra è il primo presidente del consiglio socialista della storia e ha il suo bel da fare a tenere in riga lo Stivale. Andrea Sterling, l'Uomo Nero dei servizi segreti, rischia di smarrire il proprio posto nel mondo dopo il crollo del Muro di Berlino. Salvo Riccadonna detto Dracula, il fiore all'occhiello di Cosa Nostra, è pronto per la mattanza che farà crollare la Cupola. Domenico Incatenato, giudice inflessibile e padre amorevole, si prepara a dar fuoco alla miccia che farà deflagrare il sistema dei partiti e raderà al suolo la prima repubblica.
Sul palcoscenico d'un Italia corrotta e malandata sventola un tricolore fatto a pezzi, mentre i protagonisti lottano all'ultimo sangue tra le ultime propaggini della Guerra Fredda e l'alba del mondo nuovo. Sullo sfondo, gli anni rampanti dello yuppismo e del malaffare di Stato, delle bombe di mafia e delle mazzette: un Paese sull'orlo del precipizio, con le mani imbrattate di sangue e le tasche piene di soldi sporchi. L'Italia, il Paese che amo. 

Simone Sarasso, classe ’78, vive a Novara. Scrive storie nere per la narrativa, i fumetti, il cinema e la TV, e insegna scrittura creativa alla NABA di Milano. Ha pubblicato per Marsilio Confine di Stato (2007, finalista al Premio Scerbanenco), Settanta (2009), e per Rizzoli Invictus (2012) e Colosseum (2012). È autore, insieme a Daniele Rudoni, della graphic-novel United We Stand, futuro ideale della sua trilogia noir.

Titolo: Diario proibito
Autore:
Ol'ga Berggol'c
Editore: Marsilio
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2013 
Prezzo copertina:

 
Nel 1938 Ol'ga Berggol'c viene arrestata, con l'accusa di aver cospirato contro Zdanov, e, dopo quasi un anno di detenzione, rimessa in libertà. Come ad altri esponenti dell'intelligencija del tempo, emarginati in quanto potenziali "nemici del popolo" e poi reintegrati nell'establishment sovietico, anche alla Berggol'c viene data di nuovo l'opportunità di partecipare attivamente alla vita culturale del paese e allo scoppio della seconda guerra mondiale è assunta nella redazione di Radio Leningrado come speaker e autrice di programmi. Dai microfoni della radio, nei giorni dell'assedio, incoraggia i leningradesi a resistere in nome dell'imminente vittoria divenendo progressivamente l'emblema della stoica e grandiosa resistenza di Leningrado, mentre la propaganda ne strumentalizza l'immagine celebrandola in tutta la sua retorica. Ma, testimone tragica e insieme ambivalente del suo tempo, la Berggol'c nei 900 giorni dell'assedio registra con assoluta lucidità, minuziosamente, nelle pagine del suo diario segreto, nascosto in un cortile di Leningrado, l'angosciosa quotidianità della città con i suoi lutti, le privazioni, interrogandosi sulle laceranti contraddizioni che attraversano la società sovietica. Alternando annotazioni di carattere privato, personale, a riflessioni sulle condizioni del popolo russo e sul tragico vissuto staliniano, comporrà a poco a poco il quadro autentico di una realtà spesso deformata dalla propaganda e negata dal regime.

Ol'ga Berggol'c (1910-1975). La sua vita e la sua produzione letteraria sono legate alla città di Leningrado. Figlia di un medico di fabbrica, esordisce giovanissima, a quindici anni, pubblicando versi e racconti per case editrici specializzate in letteratura per ragazzi. Nel 1934 esce la sua prima raccolta di liriche Stichotvorenija (Poesie) e viene accolta nell’Unione degli Scrittori. Gli anni della guerra le ispirano alcuni intensi poemi tra cui Leningradskaja poema (Poema di Leningrado, 1942) e il dramma Oni zili v Leningrade (Vivevano a Leningrado), scritto in collaborazione con Georgij Makogonenko, con cui realizza anche la sceneggiatura del film Leningradskaja simfonija (Sinfonia di Leningrado, 1945), contenente documenti e filmati raccolti dal 1942 al 1944. Nel 1959 conclude la prima parte del suo romanzo-confessione Dnevnye zvëzdy (Stelle diurne), alla cui stesura si era dedicata a partire dal 1939, forse la sua opera più complessa e ambiziosa, rimasta incompiuta.

Titolo: Il borghese di ventura
Autore:
Mario Lattes
Editore: Marsilio
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2013 
Prezzo copertina: 12,50 €


Un giovane ebreo, cha la minaccia delle leggi razziali sottrae alla protezione di una famiglia borghese in una città tranquilla, inizia la propria educazione alla vita all'insegna di una condizione che lo perseguita. Un romanzo che è insieme un affresco dell'Italia del periodo successivo all'8 settembre 1943, e la storia di un esilio.

Mario Lattes è nato il venticinque ottobre millenovecentoventitre a Torino dove vive e lavora ma lavorare non è esatto e neanche vivere…” questo è l’attacco di uno scritto di Mario Lattes intitolato“Scheda” . Ci sono un nome e una data certa messi avanti a testimoniarne l’identità anagrafica e la presenza di un tempo ma c’è anche un’attività che non è propriamente lavoro e una vita che all'autore non sembra esatto definire tale. Mario Lattes è un artista torinese sincero con se stesso e con i suoi lettori di cui mai si burla nascondendosi dietro a parole ambigue e ad apparenze. Non c'è in Lattes alcun desiderio di abbellire la realtà o di fermarsi all’opinione che conviene condividere per assicurarsi una spensierata vita d'inganni. Mario Lattes non nasconde le stonature della vita, la mancanza di senso, le macerie che l’esperienza lascia dietro di sé. La franchezza spietata che lo contraddistingue è la chiave della simpatia e della comprensione che il lettore sente per i personaggi dei suoi romanzi, uomini apparentemente inseriti nella società ma di cui scopriamo i dolori, le nostalgie e l’infinita ironia. Ciò che ha sempre contraddistinto l'intera opera di Mario Lattes è la rivendicazione della propria libertà. Nel 1957 compare su La Tartaruga / Il Milione un articolo “Fenomenologia di un decadente. Mario Lattes: homo ludens” che ben ci illumina a tal proposito: Essere decadente pare come “solo modo di opporsi ai moralismi di chi non sopporta che il dialetto, ai “richiami all’ordine” alla “tetraggine” degli “impegni” mentre il solo impegno possibile è quello di verificare incessantemente il nostro limite senza porcene alcuno. Esser decadente è un modo di essere libero. Libero di cosa? Libero soprattutto di ritrovare il valore del gioco: ciò ch’è poi assai più serio che non si creda”

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