I carcerati di rebibbia al Teatro Argentina con lo spettacolo "La festa"

I detenuti attori di Rebibbia varcano le soglie del Carcere per debuttare sul prestigioso palcoscenico del Teatro Argentina venerdì 13 settembre ore 21.00

La Festa
Ideazione e Regia Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito
Drammaturgia Valentina Esposito
con la Compagnia del Reparto G8 del Carcere di Rebibbia N.C.
e con venti giovani allievi dell’Accademia Internazionale d’Arte Drammatica

La Festa.
Primi Novecento. Nelle cucine di un grande transatlantico in rotta verso le Americhe, si svolge una vicenda d'amore paterno, filiale, una storia di nostalgia e rimpianto tra passato e presente. L'immensa nave addobbata a festa ripercorre il viaggio inaugurale di diciotto anni prima. A quel tempo l'equipaggio viaggiava verso l'illusione di una nuova vita intorno al mondo. Tanti anni dopo, invecchiati, quasi "reclusi", i cuochi di bordo attendono ansiosi che la giovane Miriam ricompaia nelle loro vite. Miriam: la figlia dell'armatore, la bambina che aveva trascorso in navigazione i primi sei anni della sua vita condividendo con l'equipaggio un'infanzia serena sull'oceano perennemente in bonaccia. Miriam: che a sei anni lascia la nave per affrontare la vita a terra, la scuola, l'adolescenza, l'esperienza del mondo "normale", lasciando dietro di sé l’affetto di altrettanti padri quanti erano i cuochi della nave. Loro la ricorderanno per sempre, unico affetto filiale fra il rude cameratismo della ciurma, il clangore della sala macchine e il caos organizzato dei fornelli. Siamo alla vigilia del ballo per il suo diciottesimo compleanno, la festa sarà grandiosa, 800 sono gli invitati ma solo a lei è dedicata la sublime raffinatezza delle portate. Lei, Miriam, tornata sulla nave per festeggiare il proprio diciottesimo compleanno, si ricorderà di quei cuochi ragazzi divenuti ora maturi chef ? Di uomini che non sono mai davvero riusciti a salire le scale che da sottocoperta conducono ai grandi saloni di prima classe? Nelle cucine del transatlantico si vive la frenetica laboriosa attesa di un ritorno che restituisca un attimo di gioia dopo i lunghi anni della solitudine affettiva. Ma Miriam non si fa viva. I piatti che le vengono espressamente preparati ed inviati in cabina, ritornano intatti alle cucine. Fra i saloni e i ballatoi, inservienti riportano voci inquiete. Forse Miriam è triste, forse è vittima di un dispiacere a tutti sconosciuto. L’enigma diventa motivo ispiratore per parlare dei sogni infranti, dell’età della giovinezza, di quello che è stato e che poteva essere, dei sogni ancora da realizzare, speranze e desideri. Dell’amore. Amore paterno, amore filiale. La pièce prova a scandagliare l'anima di uomini che dalla loro reclusione si commuovono al pensiero degli affetti lontani, dei figli distanti, degli amori perduti. E scandaglia l'animo dei giovani, di quel difficile rapporto figlio-padre, fatto di incomprensioni e ribellioni. La reclusione diventa così metafora dell'infinito lavorio dell'anima alla ricerca del significato universale dell'essere padri e dell'essere figli.

Per la prima volta, al cast dei detenuti-attori di Rebibbia N.C., si affiancano venti giovani allievi attori dell’Accademia Internazionale d’Arte Drammatica. Insieme rendono possibile la ricostruzione emotiva di una vicenda sospesa tra il passato e il presente, tra l'ingenua gioventù e la dura maturità, tra la vita libera e la vita reclusa nel ventre del leviatano, la grande nave che non approda mai.  

TEATRO ARGENTINA – Largo di Torre Argentina, 52 Roma - 13 SETTEMBRE - ORE 21,00

INGRESSO LIBERO CON OBBLIGO DI PRENOTAZIONE

Prenotazioni online sul sito www.enricomariasalerno.it dal 2 al 12 settembre 2013
per info: 0690169196 – laribalta@tiscali.it 

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