Recensione: NON APRITE QUELLA PORTA 3D (2013)

Non aprite quella porta 3D riprende esattamente le vicende del film capostipite della serie, il cult diretto nel 1974 da Tobe Hooper.
Texas 1974. Alcuni ragazzi vengono massacrati da una famiglia di cannibali, tra i quali spicca l'orribile Leatherface, un gigante ritardato che indossa una maschera di pelle umana e uccide con la motosega. Una sola ragazza riesce a fuggire e chiedere l'intervento della polizia. Giunto sul luogo del delitto, lo sceriffo ottiene dalla famiglia la consegna di Leatherface, ma l'intervento di alcuni uomini della città fa precipitare la situazione. Dopo uno scontro a fuoco, infatti, la casa viene data alle fiamme e la famiglia sterminata. Solo una neonata viene salvata di nascosto da un uomo, che decide di tenerla per realizzare il sogno della moglie: avere un figlio.

Diversi anni dopo, Heather - proprio la neonata salvata dalle fiamme - scopre di aver ereditato qualcosa in Texas, da una nonna di cui non sospettava l'esistenza, e di conseguenza di essere stata adottata. Per questo decide di partire insieme al fidanzato, Ryan, e ad una coppia di amici, proprio in direzione Texas. Un viaggio al quale prenderà parte anche un altro ragazzo, apparentemente di ritorno verso casa. Una volta giunta a destinazione, Heather scopre di aver eredità una villa gigante, per la gioia degli amici e soprattutto del misterioso ragazzo, pronto a mettere le mani su tutto l'argento della casa. E sarà proprio quest'ultimo, in cerca di qualcosa di prezioso, ad aprire una porta che...


Non aprite quella porta 3D, dunque, da un punto di vista narrativo si aggancia bene al primo episodio e, inoltre, la prevedibilità della prima parte, in cui sono presenti tutti gli stereotipi del genere slasher, è bilanciata dal ribaltamento dei ruoli nella seconda, in cui diventa difficile distinguere i carnefici dalle vittime. In tal senso, il sottotitolo "Il male ha tanti volti" risulta particolarmente calzante ed evocativo della difficoltà, presente in molti casi, nel distinguere il bene dal male, o meglio i mostri evidenti (come Leatherface) da quelli più subdoli, e non per questo meno feroci (come il sindaco).
Purtroppo, però, al di là di uno spunto narrativo interessante, il risultato finale è veramente poca cosa. Da un punto di vista tecnico, infatti, il film appare abbastanza datato (nonostante l'uso del 3D), così come la sceneggiatura presenta diverse falle, a volte vere e proprie incongruenze spazio-temporali.


Inoltre i protagonisti, che certo non spiccano per le loro capacità attoriali, seguono in tutto e per tutto i cliché del genere: i ragazzi sono senza cervello, muscolosi e pieni di testosterone; le ragazze tutte fighe, un pò troiette (passatemi il termine) e con poco cervello. Da qui il classico comportamento da "vittime sacrificali", in cui tutto risulta ampiamente scontato e prevedibile, capace di stimolare nello spettatore qualche risata, piuttosto che un brivido.

Non aprite quella porta 3D, dunque, non solo è lontano anni luce dai fasti del primo episodio, ma non aggiunge niente di nuovo al genere, scadendo nell'assoluta prevedibilità.

USCITA CINEMA:
GENERE: Horror
REGIA: John Luessenhop
SCENEGGIATURA: Debra Sullivan, Adam Marcus
ATTORI: Alexandra Daddario, Scott Eastwood, Bill Moseley, Tania Raymonde, Richard Riehle, Shaun Sipos, Gunnar Hansen
FOTOGRAFIA: Anastas N. Michos
PRODUZIONE: Lionsgate, Nu Image Films
DISTRIBUZIONE: Moviemax
PAESE: USA 2013
DURATA: 92 Min
FORMATO: Colore 3D

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...