La rivoluzione della luna (Camilleri); Illuminati; Ferite a morte (Serena Dandini): le novità nella top ten dei libri più venduti della settimana

Titolo: La rivoluzione della luna
Autore: Andrea Camilleri
Editore: Sellerio
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 14,00 €


Racconto veritiero di una storia solo in parte supposta, il romanzo cresce e concresce scortato dalla luna. Tutto era lecito allora, nel Seicento, a Palermo, fuorché ciò che era lecito. Dal ben sedere veniva il mal pensare. Vigeva una normale mostruosità di governo, ora fastosa ora miserrima. Lunghe erano le mani, corte le coscienze. Tra le pompe di un dovizioso apparato, con maggiordomi, paggi, maestri di casa e scacazzacarte, e in mezzo a uno strisciar di riverenze, di ludi e di motteggi, era tutto un rigirar di scale e porte: un far complotti, ordire attentati, muover coltelli e insanguinar le mani; violar le leggi, collezionar prebende, metter tangenti, dispensar favori e accudir parentele; abusare, predare e ladroneggiare, intorbidar le acque; industriarsi nel vizio, puttaneggiare e finger compassione e trepida carità per il sesso più giovane, e derelitto, mentre un’enfasi scenica e profanatoria provvedeva ai corrotti desideri con burlesques di tonache coi fessi aperti dietro e dinanzi.
L’illegalità lavorava a pieno servizio. Era il predicato forte della politica del Sacro Regio Consiglio, e delle sue mosse proditorie, dapprima alle spalle di un Viceré che la malattia aveva reso tardo e lento, grave di carne tremolosa, dirupato e assopito sul suo carcassone; e poi contro la sua vedova, donna Eleonora di Mora, senza paragone diversa, lucidamente ferma e decisa nella difesa delle leggi e della giustizia sociale, da lui designata a sostituirlo in caso di morte improvvisa. Fu così che, nel 1677, la Sicilia ebbe un Viceré «anomalo». Un governatore donna. Avvolta in una magnanima solitudine, confortata solo dal protomedico di corte con la sua casta corrispondenza di sentimenti pudichi, donna Eleonora era un bellissimo ritaglio di notte: neri aveva i capelli; nerissimi gli occhi, dai quali partivano bagliori neri, quasi lampi che balenando andavano. Dimostrava una freddezza, come di luna. E con il femminile pianeta condivise la durata della sua giusta «rivoluzione». La luna compie in quasi ventotto giorni il giro dello Zodiaco. E meno di un mese fu concesso alla Viceré per riparare alle indegnità di un governo, risollevare la condizione mortificata delle donne, calmierare il prezzo del pane, provvedere all’assistenza di chi pativa, riconoscere benefici alle famiglie numerose, riformare le maestranze. Ci volle una donna, per tanta normalità di governo. Contro di lei a nulla valsero le baroccherie di repertorio: l’accusa di complicità con il demonio, i procurati rigurgiti di un melodrammatico inferno di fantasmi in camicia da notte, le orde salmodianti dei fanatici aizzati dal vescovo.
Tra realtà storica e felice invenzione, il romanzo di Camilleri è ad alto tasso di allegrezza e di severo umorismo civile. Ed è anche un omaggio alla regalità della donna (Salvatore Silvano Nigro).


Titolo: Illuminati
Autore: Adam Kadmon
Editore: Piemme
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 17,50 €


Nel 1990, agenti federali fanno irruzione in un’azienda di giochi americana portando via tutti i computer, alcuni dei quali mai più restituiti, anche quando le accuse che avevano portato al blitz decadono. Tra i giochi sequestrati, ce n’è uno di carte, Illuminati. Che la vera ragione del sequestro siano le carte, che riportano immagini molto simili ad altre diventate poi notissime dell’esplosione delle Twin Towers, dell’aereo schiantato sul Pentagono o del maremoto di Fukushima, nessuno lo dice ufficialmente, ma, alla luce di quanto avvenuto nel 2001 e nel 2011, pare molto probabile.E può esserci un collegamento tra questo episodio e gli esclusivi incontri del Bohemian Club, che riunisce nomi come Rockefeller, Kissinger e molti presidenti americani, o del Gruppo Bilderberg, a cui fa capo il gotha della finanza e della politica europea e mondiale? Che esista un ristretto gruppo di persone talmente potenti da infiltrarsi in ogni ambito della vita sociale e politica mondiale e di influenzare ogni decisione che ci riguardi è ormai più che un sospetto per molti. Quello che non tutti sanno è che queste persone, note o sconosciute, farebbero parte di una società segreta di storiche origini, quella degli Illuminati. Verità? Menzogna? Esistono prove della loro esistenza? Adam Kadmon, il personaggio misterioso che raccoglie milioni di contatti sul web, di coincidenze – prove, forse? – ne presenta a centinaia. E per la prima volta delinea la mappa e le strategie degli artefici della cospirazione mondiale.

Titolo: Ferite a morte
Autore: Serena Dandini
Editore: Rizzoli
Pagine: 224
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 15,00 €


Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: «E se le vittime potessero parlare?» Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. Ferite a morte vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l’aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l’argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni. Lo so, molti commentatori storcono il naso davanti al termine femminicidio, certo se ne possono trovare altri più aggraziati o pertinenti: chiamiamolo pure come ci pare ma almeno affrontiamo il dramma per quello che è, senza far finta che non esista. Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Ma tanto si può ancora fare: ecco perché abbiamo voluto aggiungere anche le leggi e le pratiche virtuose che altrove, nel mondo, sono già state attuate con successo. Finché anche in Italia il tema non sarà al primo posto della famosa agenda di qualsiasi nuovo governo, le donne non si fermeranno e si faranno sentire con ogni mezzo. Mi auguro che Ferite a morte diventi uno di questi. Serena Dandini

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