Recensione: I MISTERI DI VIA DELL'AMORINO di Gian Antonio Stella

Titolo: I misteri di via dell'Amorino
Autore: Gian Antonio Stella
Editore: Rizzoli
Pagine: 250
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo copertina: 17,00 €

 
Il 15 luglio 1868 il Parlamento approvò la concessione della privativa di fabbricazione dei tabacchi ad una Regìa cointeressata, costituita da una società di capitalisti privati.
Lo Stato, dunque, cedeva per vent'anni la gestione dei Tabacchi ad una società anonima privata, che riconosceva alle Finanze una certa percentuale sulle entrate e anticipava alle pubbliche casse 180 milioni di lire. Una vendita in realtà, visto il lungo periodo della convenzione e il basso costo del privato.
Ma come fu possibile tutto questo?

Cristiano Lobbia
Presto scoppiò lo scandalo. La concessione, infatti, sarebbe avvenuta dietro il pagamento di tangenti (chiamati zuccherini all'epoca) ad alcuni parlamentari della destra storica, allora al governo. Inoltre alcuni di essi sarebbero diventati persino proprietari di quote finanziarie della Regia stessa.
All'inizio lo scandalo fu denunciato da alcuni giornalisti del "Gazzettino Rosa" di Milano, che per questo furono condannati a 8 mesi di carcere.
Il 5 giugno 1869, invece, fu il deputato Cristiano Lobbia, uomo di fiducia di Garibaldi, nonché eroe del Risorgimento, a denunciare la corruzione e chiedere una Commissione di inchiesta, sostenendo di avere le prove per dimostrarlo. 
La Commissione fu convocata il 16 giugno, ma la sera stessa Lobbia fu vittima di un attentanto, in via dell'Amorino, dal quale riuscì a salvarsi riportando solo una ferita al braccio e alla testa.

Firenze
L'attentato suscitò grande sdegno nel Paese e il Re, per stemperare la tensione, decise di chiudere le Camere il 17 giugno, impedendo di fatto la continuazione dei lavori della Commissione e la testimonianza di Lobbia.
Intanto la stampa di destra iniziò a gettare fango sulla figura di Cristiano Lobbia, sostenendo che l'attentanto fu inscenato dallo stesso per nascondere l'assoluta mancanza di prove. E proprio per questo fu istruito, in fretta e furia, un processo contro il deputato, che si ritrovò da vittima ad accusato.
E mentre Lobbia fu costretto a difendersi da questa infamia, continuarono le strane morti di testimoni, andando ad accrescere i contorni di uno dei primi misteri dell'Italia unita.

Una seduta del Parlamento a Palazzo Vecchio (Firenze)
Gian Antonio Stella sveste i panni del saggista e indossa quelli del romanziere per riportare alla luce un pezzo della nostra storia. Un mistero che intreccia interessi privati e politica. Una vicenda di corruzione che, guardando ai nostri giorni, potremmo considerare di strettissima attualità. E dunque leggendo le pagine di questo romanzo, appassionante come un giallo, è inevitabile non provare un senso di nostalgia per una fase storica in cui i protagonisti erano ancora capaci di provare sdegno di fronte a certe vicende, che oramai sono entrati a far parte della nostra quotidianità.
Un romanzo avvincente che tra complotti, infamie, violenze e omicidi, ci restituisce il quadro di un'Italia tanto lontana del tempo, quanto vicina nelle sue problematiche culturali e strutturali, in cui si muovono figure nobili, animati da un forte senso etico e dello stato, e personaggi vili, voltagabbana, traditori, corrotti.

Un romanzo da leggere, quindi, per scoprire i contorni di uno dei misteri più oscuri e affascinanti della nostra storia, e allo stesso modo per riflettere sulla triste realtà sociale e politica dei nostri tempi.

L'AUTORE  
GIAN ANTONIO STELLA (Asolo 1953) è inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”. Da Rizzoli ha pubblicato L’orda (2002), Odissee (2004), Sogni e fagotti (2005) Avanti popolo (2006) e con Sergio Rizzo La casta (2007), La deriva (2008), Vandali (2011) e Licenziare i padreterni (2011). Tra le opere narrative ricordiamo Il maestro magro (2005), La bambina, il pugile, il canguro (2007) e Carmine Pascià (2008).

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