Il borgomastro di Furnes, I cani e i lupi, Goethe muore: le novità Adelphi in libreria dal 23 gennaio

Titolo: Il borgomastro di Furnes
Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Pagine: 228
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 16,40 €


Furnes è un borgo fiammingo, dove si mescolano nobili dimore e primi segni di un'americanizzazione generale. Dominante, nel luogo, è la figura del borgomastro, che tutti chiamano Baas, ed è un vero boss autorevole, sicuro, inflessibile, temuto. Intorno a lui un tessuto di chiacchiere al circolo, delazioni e corruzione. E una donna nascosta, in condizioni abiette. Ma, una sera come tante altre, anche nel borgomastro, in questo imperturbabile monolite, si apre una crepa. Simenon ci mostra così, fino alle ultime conseguenze, che cosa si scopre appena di affonda un po' nella vita apparentemente più ordinata. Il romanzo, che Simenon dichiarò di avere scritto "in un vero e proprio stato di allucinazione" fu composto nel 1938 e pubblicato nel 1939.

Titolo: I cani e i lupi
Autore: Irène Némirovsky
Editore: Adelphi
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 16,40 €


Le basta vederlo una volta sola, quel bambino ricco, ben vestito, dai riccioli bruni, dai grandi occhi splendenti, che abita nella meravigliosa villa sulla collina e di cui dicono sia un suo lontano cugino, per essere certa che lo amerà per sempre, di un amore assoluto e immedicabile. A Kiev, la famiglia di Ada abita nella città bassa, quella degli ebrei poveri, e suo padre appartiene alla congrega dei maklers, gli intermediari, quegli umili e tenaci individui che si guadagnano da vivere comprando e vendendo di tutto, la seta come il carbone, il tè come le barbabietole. Fra le due città sembra non esserci nessun rapporto, se non il disprezzo degli uni e l'invidia degli altri. Eppure, quando il ragazzine Harry si troverà di fronte la bambina Ada, ne sarà al tempo stesso inorridito e attratto: "come un cagnolino ben nutrito e curato che senta nella foresta l'ululato famelico dei lupi, i suoi fratelli selvaggi". Molti anni dopo il destino li farà rincontrare a Parigi: e Harry cederà a quella misteriosa attrazione del sangue che Ada esercita su di lui.

Titolo: Goethe muore
Autore: Thomas Bernhard
Editore: Adelphi
Pagine: 104
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 16,40 €


In questo piccolo gioiello c’è in nuce tutto Bernhard: qui si ride, ci si commuove e si pensa. Il racconto che dà l’irriverente titolo al volume vede il Titano, ormai allo scorcio della vita, in fase di bilanci: ha capito che la letteratura non conta nulla, e non gli resta che un unico desiderio: incontrare Wittgenstein. Lo convoca dunque a Weimar, innescando così una serie di esilaranti peripezie. Figura centrale nell’opera di Bernhard, Montaigne svetta nella seconda prosa, dove vediamo un giovane angariato rifugiarsi nella torre avita e trovare lì l’unica alternativa agli orrori della famiglia: i libri, e nella fattispecie i libri di Montaigne. Se la famiglia è il luogo del castigo, della reclusione, dell’odio, della distruzione psicofisica, la torre, la biblioteca, i filosofi offrono l’unica salvezza. Ilare e insieme straziante è anche il terzo racconto, in cui due amici si incrociano per caso in una stazione ferroviaria. Uno dei due si lascia andare a un continuo e trascinante «ti ricordi...?»: ed ecco risorgere l’infanzia e genitori sadici amanti della montagna che costringono la prole ad arrampicarsi a ora antelucana, bardata con calzettoni e berretti rossi (perché non sfuggano al soccorso alpino...). E se la madre, dispensatrice di ceffoni fisici e morali, suona sulla vetta la sua ridicola cetra, il padre affida a un album da disegno oscene vedute alpestri. A suggellare il congedo dai genitori sarà un grande falò di calzettoni rossi. E in un immane autodafé culmina l’ultima prosa, resoconto di un sogno apocalittico, in cui l’Austria cattolico-nazionalsocialista-antisemita va finalmente in fiamme: di quell’universo resterà soltanto un cumulo di ceneri. Salvo poi svegliarsi dal sogno in un felice altrove e accorgersi che quelle fiamme hanno risparmiato ciò che più conta: il ricordo.

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