Recensione: THE RUM DIARY - CRONACHE DI UNA PASSIONE (2011)

USCITA CINEMA: 24/04/2012
GENERE: Drammatico, Avventura
REGIA: Bruce Robinson
SCENEGGIATURA: Bruce Robinson
ATTORI: Johnny Depp, Amber Heard, Aaron Eckhart, Richard Jenkins, Amaury Nolasco, Marshall Bell, Bill Smitrovich, Julian Holloway, Enzo Cilenti, Aaron Lustig, Giovanni Ribisi, Michael Rispoli
FOTOGRAFIA: Dariusz Wolski
MONTAGGIO: Carol Littleton
MUSICHE: Christopher Young
PRODUZIONE: Dark & Stormy Entertainment, FilmEngine, GK Films, Infinitum Nihil, Warner Independent Pictures
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: USA 2011
DURATA: 110 Min
FORMATO: Colore 

TRAMA
The Rum Diary racconta la storia del giornalista free lance Paul Kemp. Stanco della confusione e della follia di New York e delle pesanti convenzioni sociali dell'America negli ultimi anni 50, Kemp si trasferisce a Puerto Rico per scrivere su un quotidiano locale, The San Juan Star. Paul si adegua volentieri ai ritmi rilassati dell'isola e all'abitudine di bere continuamente rum. Incontra Chenault, una bellissima americana del Connecticut della quale si invaghisce, fidanzata con Sanderson, ricco uomo d'affari implicato in loschi investimenti immobiliari. Sanderson è deciso a trasformare l'incontaminata Puerto Rico in un paradiso capitalistico a disposizione dei ricchi ed assume Kemp allo scopo di fargli scrivere in favore del suo progetto. A quel punto Kemp ha di fronte a sé una scelta: deve decidere se usare le sue parole per sostenere il corrotto uomo d'affari o per attaccarlo.

RECENSIONE
The rum diary è tratto dal romanzo semi-autobiografico di Hunter S. Thompson "Cronache del rum". Personalmente non ho letto il libro e quindi mi limiterò a parlare solo del film.

The rum diary racconta la storia di Paul Kemp (Johnny Depp), un giornalista semi-alcolizzato che lascia New York per Puerto Rico, dove inizia a lavorare per un quotidiano locale, The San Juan Star, sull'orlo del fallimento. Qui Kemp diventa amico con Bob Salas (Michael Rispoli), un fotografo amante del rum, che piano piano gli fa conoscere i contrasti sociali e culturali di quella fantastica terra, apparentemente così lontana dall'America, al principio degli anni 60'.
Kemp entra in contatto anche con Sanderson (Aaron Eckhart), un ricco uomo d'affari implicato in affari immobiliari poco leciti, e deciso, insieme ad altri affaristi, a realizzare un maxi progetto edilizio in un paradiso incontaminato dei caraibi. E intanto conosce anche la sua bellissima fidanzata Chenault (Amber Heard), di cui si innamora perdutamente.
Tra feste, bevute, soldi e situazioni di degrado, Kemp, arrivato a Puerto Rico per inseguire il "sogno americano", scoprirà la passione per il giornalismo, unico modo per contrastare il potere e dare un "senso" alla propria esistenza.

The rum diary, diretto da Bruce Robinson (Shakespeare a colazione, Gli occhi del delitto), rappresenta una riflessione molto interessante sul fallimento e l'inconsistenza del sogno americano. L'idea di fare fortuna e diventare ricchi a tutti i costi, senza pensare a quello che ciò comporta o a chi può farne le spese; l'idea di sfruttare qualsiasi cosa, anche un paradiso naturale, per produrre ricchezza.
The rum diary, inoltre, rappresenta anche uno spot, quasi un manifesto, per il giornalismo, eletto ad estremo baluardo contro le ingiustizie sociali. E proprio la nascita della "passione", della vocazione, rappresenta l'essenza stessa del film, il suo filo conduttore.

The rum diary, omaggio al cinema del passato, si avvale di una brillante sceneggiatura, a volte quasi geniale, di una fotografia fantastica, grazie ad uno sfondo naturale "ammaliante", e di una splendida colonna sonora. La regia è solida e gli attori, tutti molto bravi e convincenti nell'interpretare personaggi lontani dai soliti stereotipi (perdenti viziati e corrotti, ma ancora disposti a redimere la propria vita), sono diretti molto bene.
L'unico limite di questo film, a parte una lunghezza eccessiva e un ritmo non elevatissimo, è quello di essere molto autoreferenziale nel suo tentativo di "smontare" il sogno americano. Un film che, dunque, rischia di risultare poco appassionante e indigesto a molti spettatori, lontani da dinamiche sociali ormai relegate al passato.

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