Recensione: L'ARTE DI CAVARSELA (2011)

USCITA CINEMA: 05/08/2011
REGIA: Gavin Wiesen
SCENEGGIATURA: Gavin Wiesen
ATTORI: Freddie Highmore, Emma Roberts, Michael Angarano, Elizabeth Reaser, Sam Robards, Alicia Silverstone, Blair Underwood, Rita Wilson, Jarlath Conroy, Ann Dowd, Sophie Curtis
FOTOGRAFIA: Ben Kutchins
MONTAGGIO: Mollie Goldstein
MUSICHE: Alec Puro
PRODUZIONE: Goldcrest Pictures, Gigi Productions, Mint Pictures
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
PAESE: USA 2011
GENERE: Commedia, Sentimentale
DURATA: 84 Min
FORMATO: Colore
SITO: http://www.foxsearchlight.com/theartofgettingby/

Mentre l'anno scolastico volge ormai al termine, George (Freddie Highmore) è riuscito ad arrivare quasi alla fine senza aver mai veramente studiato. Persino durante le lezioni di arte, l'unica materia che gli interessa, perde tempo a scarabocchiare, al posto di impegnarsi nel compito che gli viene assegnato. A pochi mesi dal diploma, trascorre la maggior parte del tempo da solo, e spesso si assenta dalle lezioni. Non gli interessa nulla: né prepararsi al ballo della scuola, né cercare un college dove iscriversi successivamente. Un giorno, impulsivamente, si addossa la colpa per difendere la ragazza più carina della scuola che viene scoperta a fumare sul tetto dell'edificio scolastico. Per ricambiare il suo gesto, questa ragazza di nome Sally (Emma Roberts) lo introduce ad una vita estremamente mondana, fatta di feste, visite ai musei e passeggiate oziose per la città.

RECENSIONE
Oggi ho recuperato questo film uscito in Italia il 5 Agosto dello scorso anno, evidentemente in pochissime sale (dato che nessuno ha registrato nemmeno gli incassi). Ero curioso, dopo aver visto il trailer, di capire se si trattasse della solita commedia sentimentale per ragazzi o se, in realtà, il film potesse esprimere qualcosa di più. La visione ha avvalorato questa seconda tesi.
Il protagonista della storia è George, un ragazzo fatalista che vive la vita come uno scansafatiche cronico, adducendo le sue colpe ad una assoluta mancanza di stimoli. Secondo George, infatti, non vale la pena sforzarsi, avere dei rapporti sociali, avere una ragazza (vivere insomma), perchè tanto tutti dobbiamo morire (la vita è solo un'illusione), e allora meglio chiudersi nella propria protettiva solitudine. La sua unica passione è l'arte (la pittura) ma anche qui non riesce ad esprimersi perchè non sa bene cosa dire, tutto sembra scontanto e privo di senso. La sua vita, tuttavia, è destinata a cambiare quando conosce Sally, una ragazza che sembra affascinata dalla sua stranezza. Naturalmente questo per George significherà dover uscire dal proprio guscio e scontrarsi con la vita reale, affrontare i propri problemi.
La struttura narrativa, dunque, non si discosta molto dalle altre commedie di genere, ma diventa interessante proprio per le pecurialità del protagonista che mi sembra un mix tra il giovane Holden e Michele Ardengo (Gli Indifferenti). Il suo fatalismo, infatti, lo conduce a vivere una vita travolto dagli eventi e incapace di ribellarsi al proprio destino. Fino all'incontro con Sally che rappresenta un punto di rottura, una presa visione diretta dell'impossibilità di sfuggire alla vita. E così vengono fuori le problematiche scolastiche (mai considerate), le prime delusioni amorose, la necessità di trovare una strada per il proprio futuro.
Nonostante questo George non è il classico sfigato, disadattato; George affascina nella sua naturale complessità, nel suo essere enigmatico, fuori dagli schemi. E anche i personaggi secondari che si muovo attorno non rappresentano i classici "stronzi" che si divertono a prendere in giro la diversità, ma si avvicinano molto di più alla quotidianità, al mondo reale.
Se, come detto, la struttura narrativa segue il genere; la sceneggiatura viene valorizzata da dialoghi brillanti e originali. In questo caso il merito è anche degli attori (Freddie Highmore su tutti), capaci di dare crediblità ai personaggi. Altro punto di forza del film è la colonna sonora molto bella e appropriata (che potete trovare qui). Insomma il regista, Gavin Wiesen, a mio avviso meritava, con questo suo primo lungometraggio, maggiore attenzione.

Per concludere, nonostante qualche limite il film è piacevole, veloce, intelligente e più interessante rispetto a tante altre commedie di genere prodotte e diffuse sul grande schermo. Per questo, se vi capita, il mio consiglio è di vederlo.

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...