Recensione: IL SENTIERO (2011)

USCITA CINEMA: 27/01/2012
REGIA: Jasmila Zbanic
SCENEGGIATURA: Jasmila Zbanic
ATTORI: Zrinka Cvitešic, Leon Lučev, Ermin Bravo, Mirjana Karanovic, Nina Violic, Sebastian Cavazza
FOTOGRAFIA: Christine A. Maier
MONTAGGIO: Niki Mossböck
MUSICHE: Brano Jakubović
PRODUZIONE: Deblokada Produkcija
DISTRIBUZIONE: Fandango
PAESE: Austria, Germania, Croazia, Bosnia-Erzegovina 2011
GENERE: Drammatico
DURATA: 100 Min
FORMATO: Colore 35 mm, Cinemascope

TRAMA
Luna e Amar sono una coppia. Il loro rapporto è messo a dura prova. Amar viene licenziato perché si è presentato ubriaco al lavoro. Luna è molto preoccupata; si domanda se il suo sogno di avere un bambino con Amar è ancora realizzabile. Le sue preoccupazioni riguardo al loro futuro aumentano quando Amar accetta un lavoro ben pagato presso una comunità musulmana a molti chilometri di distanza da casa. E' solo dopo un lungo periodo di separazione che finalmente Luna è autorizzata ad andare a trovare Amar in questa comunità wahabita conservatrice, sui bordi di un lago idilliaco.

RECENSIONE
La regista bosniaca Jasmila Zbanic torna ad affrontare nuovamente il tema della guerra, dopo il suo esordio del 2005 con il film Il segreto di Esma (premiato con l'Orso d'Oro). In realtà non si parla della guerra ma delle conseguenze sociali e psicologiche che essa ha su chi l'ha vissuta in prima persona o su chi ha dovuto pagarne le spese.
Il sentiero è proprio il racconto di due "vittime" della guerra, Luna e Amar, che hanno perso i propri famigliari. Questo ha causato problemi soprattutto ad Amar che affoga nell'alcol i suoi tormenti. Luna, nonostante questo, è innamorata di Amar e i due vivono felici e vogliono fortemente un figlio, tanto che sono pronti a ricorrere anche all'inseminazione artificiale.
La loro bella storia, tuttavia, è destinata a cambiare quando Amar incontra un ex amico dell'esercito, entrato a far parte della comunità wahabita. A piccoli passi l'uomo riuscirà a trascinare anche Amar nel suo mondo, fino a farlo diventare un praticante. La metamorfosi di Amar distruggerà per sempre il loro rapporto.

Il film abbraccia quel filone dei traumi post-guerra in cui vengono analizzati i comportamenti e le emozioni di chi vive condizionato dal passato, incapace di dimenticare. In questo caso il tema si intreccia con quello dell'integralismo regilioso, senza per altro cadere nella banalità del terrorismo.
Il risultato è un lavoro interessante che evidenzia le differenze culturali e sociali di chi vive la fede in modi diversi, e di come essa può condizionare l'intera esistenza di una persona. Non a caso l'intento della regista è proprio quello di mostrare, in modo intelligente, come sia possibile vivere la religione islamica in modo differente, senza per questo non essere considerati credenti.
La recitazione, in generale, è abbastanza buona e credibile (soprattutto la prova di Zrinka Cvitešic nei panni di Luna). La regia è lineare ma non presenta sbavature.
Gli aspetti che mi hanno convinto meno sono il finale, frettoloso, e il ritmo a tratti troppo lento (aspetto capace di condizionare l'intera visione del film che può risultare noioso).

Consigliato? Si può vedere, con la consapevolezza che non si tratta di un film leggero.

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