Recensione: ANONYMOUS (2011)

Chi non conosce William Shakespeare? Considerato il più grande drammaturgo della storia e il più importante scrittore in lingua inglese, Shakespeare è anche una delle figure più emblematiche e misteriore della storia della letteratura. Sulla sua verità identità si è parlato e scritto molto, forse troppo, e sono nate diverse teorie. Una delle teorie vuole che in realtà Shakespeare sia semplicemente un prestanome, un uomo comprato per nascondere la vera idendità del padre di Amleto: Edward de Vere, conte di Oxford, poeta e drammaturgo alla corte della regina Elisabetta (sua presunta amante). Partendo da questa presunta verità, data per assoluta nel film, Emmerich costruisce un thriller storico ricco di colpi di scena, che riesce a tenere incollato lo spettatore fino alla fine.

Il regista di Indipende Day, Godzilla, Il patriota, The day after tomorrow, 2012 (solo per citare quelli più famosi), riesce a creare un affresco storico credibile, in cui la vita di corte si sviluppa tra intrighi, tradimenti, segreti, amore, bramosia di ricchezza, fama e potere. Un ritratto affascinante capace di catturare lo spettatore e trasportarlo nelle complesse trame di corte. Il film, del resto, non ha lo scopo di discutere della vera identità del drammaturgo, ma di raccontare una verità assoluta, una storia a cui poter credere o meno. La vera essenza, infatti, è rappresentata dall'esaltazione di una figura storica, quella del conte di Oxford, nella sua complessità e nella sua piccola "rivoluzione": quella di rendere le parole più potenti di qualsiasi arma. Inoltre grande rilevanza nel film si da al ruolo del teatro; al suo processo evolutivo proprio durante l'età elisabettiana; al passaggio da mera arte blasfema ad arte "pura".

La trama è abbastanza complessa e ben congeniata: il conte di Oxford, a causa del suo rango e prestigio, non può palesare il suo amore viscerale per il teatro e la sua produzione. Per questo decide di contattare Ben Jonson, un drammaturgo di talento alle prime armi, a cui affida le sue opere affinché siano portare in scena. Jonson, tuttavia, ha altre ambizioni: non vuole diventare un semplice prestanome. Di questa situazione, invece, approfitta un attore semianalfabete e con il vizio dell'alcool, un tal William Shakespeare, che alla prima rappresentazione rivendica la paternità dell'opera. Da qui ha inizio il suo successo che lo porterà a diventare "immortale". Questa storia si intreccia con quella per la successione al trono d'Inghilterra: William Cecil, primo consigliere della regina Elisabetta I, per mantenere il proprio potere vuole che alla successione sia designato il re di Scozia Giacomo. Per far questo farà di tutto pur di mettere in cattiva luce, agli occhi della regina, Robert Devereux, conte di Essex. Quest'ultimo, infatti, ambisce a diventare re, pur essendo fedele alla regina, per non lasciare il regno nelle mani di uno scozzese. Ad aiutarlo ci sarà il conte di Southampton, figlio illegittimo di Elisabetta I e di Edward de Vere, a cui, secondo la tradizione, Shakespeare avrebbe dedicato molte delle sue opere.  Alla morte di William Cecil sarà suo figlio, Robert, a prendere il suo posto e portare avanti il complotto, che si risolverà con la morte del conte di Essex e la nomina a re di Giacomo I.

Lo spettatore, quindi, si troverà a vivere una storia nella storia; un complesso intrigo fatto di tradimenti, amori segreti, figli illegittimi, cospirazioni e brama di potere. Dal punto di vista tecnico va sottolineate una fantastica ricostruzione dell'epoca elisabettiana, con splendidi costumi. La fotografia, quindi, è uno dei pezzi forti del film. L'altro grande qualità, a mio avviso, è rappresentata dalla recitazione. A tal proposito bisogna evidenziare come tutti gli attori sono perfettamente a loro agio nella parte, con una grande prova di Vanessa Redgrave (Elisabetta I), Rhys Ifans (conte di Oxford) e David Thewlis (William Cecil). Il film è intenso e scorre via molto bene. I dialoghi non sono banali e molto spesso si ricorre alla poesia per trasmettere emozioni che, puntualmente, arrivano. Le maggiori critiche a questa pellicola sono arrivate, invece, per il suo scarso rigore storico e per l'affermazione di tesi poco fondate, portate sullo schermo come verità assoluta.
Onestamente faccio fatica a comprenderle e capirle perchè a me, personalmente, non interessa molto capire quale sia la verità di fronte ad un mistero destinato a rimanere tale. Quello che importa, invece, è la qualità del film, anche quando da libero spazio alla fantasia e non mantiene a pieno il rigore storico. E in questo senso il film vale a pieno il prezzo del biglietto e merita assolutamente di essere visto.

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